Accordi musicali
Gli accordi musicali
Do+, Fa+, Sol7, Do+. C'è chi non conosce nulla di pentagrammi e note musicali ma sa leggere e trasformare queste sigle in accordi di chitarra, pur non conoscendo il significato tecnico di un "+" o di un "7". Questo è comunque lo straordinario mondo degli "accordi" oppure, per dirla più tecnicamente, dell'"armonia". In questo articolo, e in qualcuno dei seguenti, cercherò di spiegare a grandi linee cosa significhino le sigle che ho riportato all'inizio, e quale metodo regoli la notazione degli accordi. Non sarà un corso di armonia funzionale, ma solo una piccola introduzione alla teoria degli accordi. E naturalmente non è dedicato solo ai chitarristi.
Cominciamo subito con lo stabilire cosa sia un accordo. Un accordo è un insieme di note da eseguirsi simultaneamente. Mentre più note eseguite una dopo l'altra fanno una melodia, un accordo è formato da due, tre, quattro o anche più note suonate contemporaneamente.
Anche dalla notazione su pentagramma si può facilmente scorgere la differenza fra melodia e accordo.
Per formare un accordo sono necessarie almeno due note anche se più comunemente l'accordo base è costituito da almeno tre note. Le note dell'accordo possono essere ripetute a piacere ad diverse altezze.
A questo punto il discorso potrebbe prendere due vie distinte. L'una spiegherebbe la teoria degli accordi in maniera minuziosa, stabilendo come si formino in maniera precisa, cioè quale deve essere la nota più grave dell'accordo, quale quella più acuta e come si organizzino i suoni che stanno nel centro dell'accordo stesso. In questo caso dovrei fare riferimento alle leggi dell'armonia classica. L'altra via sarebbe invece più spartana, più adatta a chi vuole imparare a leggere le sigle degli accordi con una certa rapidità capendo, ad esempio, cosa significhi una volta per tutte Do7.
Io privilegerò queste seconda via, coerente con lo spirito divulgativo di Gremus, pur offrendo qualche indicazione tecnica qui e la' all'occasione. Oltre tutto, se penso ad esempio alla chitarra, non è sempre facile applicare le leggi dell'armonia e della costruzione degli accordi ad uno strumento che può eseguire combinazioni di suoni assai vincolati alla disposizione delle sei corde ed alla loro accordatura. Ciò nonostante la chitarra è lo strumento principe del popolare modo di suonare "per accordi", e di questo terrò conto in questa piccola introduzione.
Negli articoli precedenti ho indicato come una scala prenda nome dal suono base sul quale essa è costruita, cioè dalla Tonica della scala. Una scala di Do maggiore inizia dal Do e da lì si sviluppa melodicamente.
Per gli accordi il discorso è simile: un accordo di Do maggiore avrà come base fondante il Do. Ora si tratta di capire quali altri suoni compongano l'accordo di Do maggiore.
Farò riferimento al precedente articolo dal titolo La scala e i suoi equilibri ed utilizzerò i nomi dei diversi gradi della scala per definire quali di questi vanno a formare un accordo maggiore.
Un accordo maggiore è costituito dalla sovrapposizione di almeno tre suoni, i quali vanno a formare, se sono effettivamente tre, una triade . Questi tre suoni sono la Tonica, che da' il nome all'accordo (nell'accordo di Do maggiore il Do), dalla Mediante o Modale (per Do maggiore il Mi) e dalla Dominante (in Do maggiore il Sol). Ciascuno di questi suoni può essere ripetuto e la sequenza non è necessariamente quella che vede i tre suoni posti in maniera ordinata, come si vede nell'esempio riportato sopra.
Nell'armonia classica l'ordine con cui vengono organizzati i tre suoni è molto importante. In una accezione invece più libera la questione ha un peso lievemente inferiore, sebbene non interamente trascurabile. Vedremo che anche nella tecnica notazionale degli accordi per chitarra si usa spesso specificare quale debba essere la nota più bassa dell'accordo, che è anche la più importante.
Quando su di una chitarra si suona l'accordo di Do maggiore normalmente si esegue l'accordo riportato sotto, con alcune varianti per chi è un po' più evoluto
Come si può osservare, nella sua accezione più popolare, è lo strumento a definire come disporre le note nell'accordo. Se invece lo stesso accordo lo si suonasse al pianoforte si potrebbero sviluppare decine di varianti. Ma per ora tralasceremo questo, seppur importante, particolare.
Ciò che rende gli accordi così popolari è il fatto che si possano scrivere anche senza usare le note ed il pentagramma. Si può ad esempio prendere il testo di una canzone e scrivere gli accordi direttamente sopra il testo. Diciamo anzi che questa è una prassi diffusissima. Ebbene: come si scrivono gli accordi in questo caso?
Si utilizzano le sigle per gli accordi, che sono semplici, ma che spesso diventano complicate al neofita per una mancanza di "standardizzazione".
Così, ad esempio, l'accordo di Do maggiore si può trovare scritto in questi diversi modi: Do, DoM, Do+, Do maj, C, C+, Cmaj. Tutte queste sigle indicano l'identico accordo di Do maggiore. Non è necessario memorizzarle tutte: è sufficiente mettere a fuoco un paio di cosette.
Innanzi tutto è bene sapere che nella notazione degli accordi è diffusissima ( e lo sarà sempre di più) la denominazione delle note all'inglese. Per essa il Do è nominato C, il Re D, il Mi E, il Fa F, il Sol G, il La A ed il Si B.
Perciò la scala di Do maggiore, nella notazione inglese, è espressa così: C, D, E, F, G, A, B
Non è difficile da memorizzare: con poca pratica si ricorda senza problemi.
Sapendo questo già si capisce perché l'accordo di Do maggiore venga espresso spesso con una C.
Do o C intendono l'accordo di Do maggiore come l'accordo perfetto che non necessiti di altra definizione. Ovviamente questo vale per gli accordi maggiori costruiti su qualsiasi suono della scala. Sol maggiore, ad esempio, è esprimibile con Sol o G.
Specificare meglio se l'accordo è maggiore o di altro tipo può essere consigliabile per non generare confusione con i molti altri accordi costruibili sul Do, e di cui tratterò nei prossimi articoli.
Allora si usano le specifiche DoM, oppure Do+; nella notazione inglese si usa Cmaj (maj sta per major) oppure C+.
Per quanto riguarda l'accordo maggiore l'intuito consente di capire piuttosto facilmente quale sia l'accordo da eseguire. Lo stesso vale per gli accordi minori di cui parlerò nel prossimo articolo. Ma per tutti gli altri accordi più elaborati capita talvolta di dover tribolare un poco per capire esattamente quale accordo indichino.
Tutto ciò sarà il tema d'approfondimento dei prossimi articoli. Nel prossimo introdurremo gli accordi maggiori e minori.