Semibreve o intero
Una lettrice di Gremus.it mi ha domandato se esiste nella letteratura musicale un ritmo di quattro metà (4/2). La risposta è sì. Non solo si tratta di un ritmo assai diffuso (nella musica organistica ad esempio) ma anche perché ogni compositore è libero di costruirsi i ritmi che preferisce.
In musica si possono trovare i ritmi più curiosi, dal 32/16, al 7/2. Tutto è possibile insomma: conta solo l'estro artistico del compositore. Ma ogni scelta di ritmo dovrà corrispondere ad una precisa intenzione ritmica: un ritmo di 2/2 non equivale ad un ritmo di 4/4, benché ambedue contengano l'identica somma di valori musicali.
Il ritmo di 2/2, come quello di 2/4 che già conosciamo, è costituito da un tempo in battere (la prima metà), che si batte con il movimento giù/su, e un tempo in levare (la seconda metà), che si batte con il movimento destra/centro. Il 2/2 si batte perciò esattamente come il 2/4.
Come si batte il 2/2
Perchè allora utilizzare l'uno al posto dell'altro? Ecco ritornare il tema del "magnetismo musicale" di cui parlavo nei capitoli precedenti. Il ritmo di 2/2 è animato da un "movimento" interno diverso rispetto al 2/4, più suddiviso, con una architettura più complessa. E' difficile tradurre in parole tutto ciò, ma con l'esperienza musicale, ascoltando un po' di brani in 2/2 (usato molto nella musica antica) e confrontandoli con brani in 2/4 (più elementare, rapido, scattante, il tempo del Rock) si comprende facilmente quale sia la differenza.
Il ritmo di 4/4 è invece più complesso perché è costituito da quattro tempi. E' un ritmo fra i più diffusi, e la sua caratteristica sta proprio nell'avere più "movimento" musicale fra il battere, costituito dal primo quarto, ed il levare costituito dall'ultimo quarto.
Il secondo ed il terzo quarto possono assumere accenti diversi a seconda del carattere intrinseco del brano. Talvolta il terzo quarto viene considerato come un battere secondario, ma non è raro il caso in cui terzo e quarto tempo della battuta abbiano insieme un carattere di levare.
Ciò che a noi serve è stabilire come battere con la mano la battuta di 4/4. Ho deciso di proporre la soluzione più semplice cioè quella per la quale il primo ed il secondo quarto sono battuti esattamente come nel ritmo di due quarti già studiato; il seguente terzo tempo si batte in giù ma fermando la mano a mezz'aria, come se fosse un mezzo battere; il quarto tempo è un normale levare a destra identico a quello sul secondo tempo.
Come si batte il 4/4 (attenzione all'effetto specchio)
In verità avrei potuto proporre una soluzione ancora più semplice, cioè quella che suggerisce di battere la battuta di 4/4 come se fosse l'unione di due battute di 2/4. Ma questa soluzione è fuorviante perché tradisce la caratteristica sostanziale del tempo di 4/4, cioè quella di avere il vero battere (quello sul primo tempo) ed il vero levare (quello sul quarto tempo) distanziati, e perciò in una successione meno incalzante rispetto al ritmo di 2/4.
Il tempo di rock è quasi sempre in 2/4 mentre il blues, più disteso, è generalmente in 4/4.
Una volta presentato il ritmo di 4/4 è semplice introdurre il valore dell'intero che, come dice la parola stessa, ha un valore pari alla somma di due metà, o di quattro quarti, o di combinazioni di metà e quarti la cui somma sia sempre pari a 4 quarti.
L'intero e la battuta di 4/4
Un valore di intero può stare comodamente in una battuta che sia almeno di 4/4. Nella battuta di 4/4, quando un intero la occupa, non ci può stare niente altro.
Non diciamo più come si batte la figura di intero perchè abbiamo detto che è la battuta che ci indica il modo di segnare il tempo. In una battuta di 4/4 va da sé che l'intero lo si batta esattamente come l'intera battuta di 4/4.
Non resta che sperimentare le cose imparate in qualche breve esercizio per poi introdurre un'elemento di grandissima importanza: le alterazioni.
ESERCIZIO 1
Questo esercizio è il primo in 4/4. Rivedere le indicazioni suggerite nella fig. 33 per eseguire l'esercizio.
ESERCIZIO 2
L'esercizio 2 è in 4/4 e presenta anche alcune legature di valore che, ricordo, uniscono note della stessa altezza.