Agogica o segni di carattere
La scrittura musicale non è frutto dell'invenzione di un singolo musicista, né si origina in un periodo storico preciso. Dal '500 (le prime forme di notazione apparvero molto prima) fino ad oggi l'arte di "notare" la musica si è evoluta a seconda delle varie esigenze compositive. Come abbiamo già visto nel capitolo dedicato alle dinamiche, agli inizi nessun compositore riteneva interessante segnare le dinamiche. Poi, a partire dal XVII secolo, si cominciano ad incontrare le prime f (forte) e le prime p (piano) e, più avanti, le forcelle. Questo vale per molti altri segni d'interpretazione o di "carattere" che sono via via comparsi man mano che la musica si è fatta più complessa e articolata.
Uno spartito moderno può contenere un'infinità di piccoli segni, talvolta inediti, inventati lì per lì dal compositore. Nel jazz ad esempio si usa annotare con modalità piuttosto soggettive un gran numero di segni d'interpretazione come per esempio i glissati, le improvvisazioni eccetera,.
Non esiste perciò un "glossario" che riporti la definizione di tutti i segni utilizzati nella scrittura musicale. Molti di questi segni vanno letti con uno spirito interpretativo e aperto alla suggestione evocata dal segno grafico e dal suo contesto musicale.
Esistono certamente alcuni segni di agogica che possiedono ormai un significato quasi universalmente condiviso, ma sbaglierebbe chi pensasse che un segno di accento vada eseguito sempre alla stessa maniera. La scrittura musicale è assai simile al linguaggio. Se un ragazzo dice "perché non ti avvicini" ad una ragazza mentre le sfiora la mano, lo dirà in una certa maniera. Se una mamma dice al proprio bambino "perché non ti avvicini" mentre cerca di imboccarlo con un cucchiaio di pappa sbrodoloso, lo dirà in tutt'altra maniera!
Nell'esempio seguente ho cercato di riportare i principali segni di "carattere" o di agogica usati nella maggior parte degli spartiti. Ogni segno può comunque trovare diversa applicazione a seconda dello strumento usato, voce compresa.
Fra tutti i segni riportati solo uno necessita di essere "eseguito" anche durante il solfeggio: la corona o punto coronato. La corona è un segno piuttosto antico e affonda le proprie origini nella musica corale. Quando al termine di un brano si desiderava mantenere la nota lunga, per dare così una più compiuta sensazione di "finale", si usava mettere un punto coronato a tutte le voci della corale. Questo segno indicava che la nota andava mantenuta fino al gesto di chiusura del direttore del coro.
Oggi l'uso della corona è sostanzialmente identico e la stragrande maggioranza dei brani termina con una corona.
La difficoltà nel solfeggio non sta nella corona posta alla fine del brano, ma piuttosto in quelle corone che compaiono frequentemente lungo il brano, soprattutto nella musica corale. Per solfeggiare le note coronate, occorre fermarsi sulla nota che presenta la corona tenendola un po' più lunga. Dal punto di vista gestuale la mano segue la sosta, fermandosi, per poi riprendere regolarmente il proprio movimento.
La Corona o Punto coronato
Nel prossimo articolo affronteremo un argomento fondamentale: i segni di tempo.
ESERCIZIO 3
Nell'esercizio proposto ho inserito alcune corone perché vi possiate abituare alla loro lettura.