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Alessandro Ferrari: intervista al Direttore d'orchestra

Alessandro Ferrari oltre ad essere un Direttore d'orchestra, un compositore e un violinista è anche un amico. Per questo ha accettato di rispondere ad alcune domande sulla professione di Direttore d'orchestra. Qui riporto solo un breve stralcio. L'intervista integrale la puoi trovare nel sito di Opera Piccola Italiana, un nuovo ambizioso progetto al quale stiamo lavorando con alcuni amici e colleghi.

Ciao Alessandro, il mondo musicale ti riconosce un carattere "sociale" cioè capace di relazionarsi in modo sempre corretto e composto verso tutti, colleghi e artisti. Eppure tra i grandi Direttori d'orchestra del '900 ci sono stati degli autentici "generali", capaci di incutere timore agli orchestrali. Supponiamo che tu richieda ad un primo oboe di eseguire un passo in un certo modo, ma invece l'oboista insista ad eseguirlo come vuole. Chi la spunta in questo caso?

Penso nessuno dei due. Credo che la cosa migliore sia accettare la musicalità dell’esecutore e al tempo stesso l’esecutore deve accettare l’interpretazione del direttore. Se l’esecutore ha determinate caratteristiche espressive, sarà cura del direttore seguirle e portarle sulla propria direzione interpretativa.

Immaginiamo ora che non si tratti del primo oboe ma della Spalla dei primi violini,  e che le ragioni difese dalla Spalla siano "abbiamo sempre fatto così", come si metterebbe la faccenda?

Al giorno d’oggi, e fortunatamente, credo ci sia più elasticità di adattamento nelle orchestre, anche per sperimentare nuove interpretazioni. La tradizione è importante e non credo che essa possa essere il ricordo dell’ultima brutta esecuzione; penso sia importante seguire un percorso più attuale e moderno. Tuttavia non si deve stravolgere completamente un’opera, occorre sempre pensare il periodo nel quale è stata composta.

L'intera intervista Qui

Gremus

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