Il tempo in musica
In musica non c'è nulla di assoluto e rigorosamente misurato: tutto dipende dalle scelte dell'esecutore. Ciò non significa che si possa suonare un lento a tempo di rock o un brano di Bach con lo swing di un be-bop anni 70: se un musicista decide di trasgredire alle indicazioni date dal compositore in un determinato brano, deve essere consapevole che sta creando una propria interpretazione.
Nel corso dell'evoluzione della scrittura musicale, una delle prime necessità di notazione "accessoria" fu quella di indicare il tempo di un brano: lento, veloce, andante, presto e via dicendo. Le indicazioni di tempo non sono assolute e quanto debba essere veloce ad esempio un "andante" dipende dal contesto musicale e dal temperamento dell'interprete. Così uno stesso "andante" può essere eseguito in modo molto lento oppure scorrevole o addirittura quasi veloce.
Per alcuni brani si è formata negli anni una "prassi esecutiva" in virtù della quale è stato fissato un tempo di esecuzione generalmente condiviso dalla maggior parte degli interpreti. Talvolta la prassi esecutiva tradisce l'indicazione originale del compositore per venire incontro al gusto del pubblico. Nell'opera tradizionale, ad esempio, non è raro trovare brani segnati come "andanti", eseguiti invece con tempi più mossi di come viene generalmente inteso un andante.
Le principali diciture più diffuse sono (in ordine dalla più lenta alla più veloce): Grave, Lento, Adagio, Andante, Moderato, Allegretto, Allegro, Vivace, Allegrissimo. Se qualche musicista volesse contestare quest'ordine, lo può fare. Ci sono decine di casi dove un Vivace è meno veloce di un Allegro, oppure dove un Adagio è più lento di un Lento. Ogni interpretazione è legittima e va contestualizzata.
Fino al diciottesimo secolo, i compositori suggerivano quali tempi adottare nei loro brani utilizzando i termini riportati sopra. Successivamente venne inventato il Metronomo, strumento meccanico (oggi elettronico) in grado di scandire il tempo secondo una scala misurata. Questo strumento venne introdotto progressivamente e solo dagli inizi del 1800 il metronomo divenne affidabile e preciso. Prima di allora le indicazioni metronomiche appaiono spesso strane: famose sono le indicazioni, al limite dell'eseguibile, poste da Beethoven, dovute, si dice, ad un metronomo decisamente impreciso.
Il metronomo scandisce un preciso numero di battiti al minuto, che può andare da 20 o 30 battiti fino ai 200 e più al minuto. Normalmente il compositore segna il tempo metronomico in questa maniera:
Segno di Tempo metronomico
Come si può osservare l'indicazione suggerisce di suonare il brano ad un tempo in cui in ogni minuto vengono eseguiti 60 quarti. Si dice, in questo caso, che il quarto ha una velocità di "sessanta battiti al minuto".
Difficilmente però gli esecutori riescono a rispettare rigorosamente quanto indicato dal compositore. Non si è mai visto un direttore d'orchestra consultare un metronomo prima di dare l'attacco al suo complesso. E anche se qualcuno lo facesse, dopo pochi istanti prenderebbe il sopravvento la sua sensibilità, che modificherebbe e adatterebbe quel tempo a un proprio pensiero interpretativo. L'interpretazione è soggetta a moltissimi fattori, talvolta incontrollabili.
Il metronomo è quindi utile per fornire un'idea generale sul tempo di esecuzione e rende bene il suo servizio nella fase dello studio. La sera del concerto sarà solo la sensibilità dell'interprete a dettare il tempo.
Il tempo, infine, non è costante in tutto il brano. Ci sono sempre delle fluttuazioni legate ai diversi momenti emotivi. Talvolta queste fluttuazioni vengono previste dal compositore e vengono indicate con i gerundi "rallentando" e "accelerando", normalmente contratti in "rall." e "acc." In questi casi si tratterà di rallentare o accelerare il tempo gradatamente, fino a quando non tornerà il tempo "base" indicato solitamente con la dicitura "A tempo".
E' arrivato il momento di introdurre la scala musicale.
ESERCIZIO
L'esercizio è in 9/8 e presenta alcune difficoltà. Sebbene abbia incluso una indicazione di tempo metronomico, consiglio di ignorarla. L'ho inserita solo a titolo di esempio, per illustrare come e dove viene generalmente posta l'indicazione di tempo. Il tempo di 67 quarti puntati al minuto è adeguata per l'esecuzione strumentale, ma è troppo elevata per il solfeggio. Perciò, per lo studio scegliete pure una velocità più moderata. La prima battuta della quinta riga può risultare complessa. In questi casi, quando diversi anni fa studiavo come fate voi oggi, avevo trovato utile segnare con una lineetta o freccia dove cadeva ogni singolo ottavo della battuta di nove ottavi. In questa battuta metterei un segno sul primo sedicesimo (dove inizia il primo ottavo), sulla prima pausa di ottavo e un'altra sul sedicesimo successivo. Di seguito come io annoterei la quinta riga.