Lungo tutto il medioevo la storia della musica è legata alla storia della chiesa cristiana. Appurato che papa Gregorio Magno non sia stato né l'artefice del nuovo antifonario né l'iniziatore della Schola Cantorum (vedi l'articolo precedente), è necessario fare un piccolo passo avanti fino all'età carolingia (VIII - IX secolo) per trovare le ragioni ed i segni concreti della prima grande riforma ed evoluzione musicale di cui si abbiano segni e testimonianze. La tradizione gregoriana non prese forma per un preciso intento musicale ma per un'esigenza disciplinare: si rendeva necessaria una unificazione dei canti sviluppatisi in quello che la famosa e falsa "Donazione di Costantino" delimitava come l'impero della chiesa romana.
In realtà, fino a poco prima dell'età carolingia il secolare Impero romano d'occidente era ridotto ormai alle macerie. La chiesa, strapazzata dai Re Longobardi, dai "Basileus" Bizantini e da continue questioni di "politica interna" (eresie, editti sfavorevoli, monaci turbolenti e quant'altro), doveva trovare una stampella sulla quale ristabilire il proprio potere; questa stampella la trovò nei Franchi, fedeli al culto cattolico.
Il contatto fra Roma e la Francia permise agli ambasciatori papali di conoscere il canto cristiano che si eseguiva al di là delle Alpi. All'inizio Roma decise di imporre lo stile romano ai Galli, ma accadde invece che il canto romano si gallicizzò andando a formare una nuova tradizione che era la somma delle due: ecco come ebbe inizio la grande tradizione gregoriana. Ovviamente è una ricostruzione per sommi capi ma è sufficiente per affermare un concetto di fondo, che ci aiuterà spesso nella storia della musica.
Molte volte si è tentati di rileggere la storia delle arti affidando a questa od a quest'altra figura il merito (o il demerito) di aver favorito un'evoluzione (o il contrario). Quasi sempre, invece, non sono le singole persone a cambiare le sorti delle arti, ma sono i movimenti trasversali, culturali e sociali che favoriscono l'evoluzione in un senso o in un altro.
Il canto gregoriano è figlio della grande crisi dell'impero romano d'occidente, e pure di quella di una chiesa che, passato il periodo di affermazione seguito alla liberazione del culto, si ritrovava a perdere potere, soprattutto politico. Una chiesa forte e potente avrebbe annichilito i canti gallicano, ed anche gli altri che si erano sviluppati nell'impero. Una chiesa debole ha invece acconsentito ad una osmosi culturale feconda.
Questo moltiplicarsi di canti, tradizioni, stili e pratiche musicale, rese necessario ciò che per i millenni precedenti (musicalmente assai votati alla stabilità) era ritenuto superfluo: un sistema di scrittura musicale. E' attorno al nono, decimo secolo che si scorgono le origini della notazione musicale "neumatica", cioè basata sui neumi.
Anche i nuemi si differenziarono inizialmente da zona a zona. I sistemi di notazione che ci sono pervenuti sono diversi, tuttavia si evidenziano alcune caratteristiche comuni. Innanzi tutto i neumi non segnavano i suoni così come fanno le odierne note musicali. Essi invece indicavano l'andamento della melodia e gli accenti. Nelle primissime versioni di notazione neumatica, i neumi erano segnati su carta bianca. Ovvio che si trattasse di un aiuto alla memoria più che di un vero sistema di notazione. Poi, col tempo, si cominciò a segnare sulla carta una linea, poi, due, poi tre e quattro.
La scrittura musicale poco alla volta prendeva forma e si sviluppava come conseguenza di una fiorente evoluzione del modo di far musica stesso.
Due sono gli ambiti dove la musica gregoriana si sviluppò: l'Officio quotidiano e la Messa.
L'Officio veniva, e viene ancora celebrato, dai monaci, che si riunivano a determinate ore della giornata, fissate con precisione. Nell'Officio si eseguivano prevalentemente Salmodie ed Inni. Le prime potevano essere in forma di antifona (i versetti dei salmi venivano alternati fra due cori), o di responsorio (i versi del salmo erano alternati fra l'officiante ed il coro).
Gli Inni, invece, erano di struttura più libera, e per questo piacevano di più ai monaci ed anche al popolo; e per questo l'"Intellighenzia" ecclesiale li riteneva veicolo di eresia e cercò sempre di limitarli.
Ora dovrei dedicarmi alla Messa, ma il discorso si farebbe troppo lungo per un singolo articolo.
Per cui alla Messa dedicherò il prossimo post.