I libri di storia della musica a carattere divulgativo spesso, dopo aver raccontato delle vicende musicali dell'antica Grecia, fanno due salti leggeri e catapultano il lettore direttamente nel periodo medievale, tanto che non sempre è chiaro come tutta quell'esperienza accumulata nelle civiltà antiche vada a formare il tessuto, per alcuni aspetti piuttosto inedito, della vita musicale dei primi cristiani e del primo medioevo. In effetti ci sono un paio di anelli di complemento e congiunzione ai quali bisogna dedicare un certa attenzione. Il primo, fondamentale per individuare le radici della prima musica cristiana, è quello della musica biblica; il secondo è quello che segue l'evolversi di tutte le culture mediterranee dalla fine dell'epoca della Grecia classica, attraverso quella detta "ellenistica" fino all'era degli antichi Romani.
Il primo anello che affronterò è quello legato alla musica biblica.
La Bibbia, testo fondamentale per la storia di tutta la cultura occidentale, lo è anche per la storia della musica. Non solo: la Bibbia ha offerto spunti, idee, ispirazione e fonti per una immensa quantità di musica composta lungo tutto l'arco della storia musicale, fino ai nostri giorni.
Un mio anziano professore di storia della musica in conservatorio diceva continuamente che per comprendere a fondo la musica nel suo insieme era necessario avere sulla scrivania un trattato di storia sociale dell'arte (era un patito dell'Hauser), una trattato di letteratura tedesca (lo straordinario Mittner ad esempio) e la Bibbia.
Oggi la Bibbia, soprattutto nell'antico testamento, è considerata anche una fonte decisiva per conoscere l'esperienza musicale ebraica antica. La quantità di indicazioni e di repertorio documentate è davvero grande sebbene, va detto, non esiste una sola traccia musicale delle melodie che sottendevano le numerose liriche riportate. E' la solita storia già vista per le altre antiche civiltà: possiamo immaginare come fosse la musica ma nulla di più. Questo crea anche qualche discussione sul fatto che tutte le liriche documentate fossero effettivamente tutte dedicate al canto.
Tuttavia è certo che la storia della musica ebraica fu rigogliosa e importante: essa cominciò a svilupparsi sin dalle epoche più remote.
I libri della Genesi, dell'Esodo e dei Numeri, fra gli altri, narrano di canti che esprimevano i sentimenti, le lotte e le tribolazioni di un popolo essenzialmente nomade e periodicamente coinvolto in lotte fra popoli e tribù.
Il secondo millennio segnò il passaggio dalla vita prevalentemente nomade a quella più stanziale. Ciò provocò cambiamenti nella musica e nei canti, ora legati alle guerre per la conquista di territori e alla difesa delle terre già conquistate. Ma altri ne nacquero invece legati alla vita agricola.
In Palestina la cultura ebraica entrò in contatto con ciò che rimaneva dell'antica civiltà egizia, e questo è uno di quegli anellini di congiunzione che legano il passato remoto a quello più vicino a noi. Anche l'uso degli strumenti musicali ebbe in questo periodo un notevole accrescimento.
Durante tutto il I millennio ci furono del resto parecchi punti di contatto con la cultura greca sebbene la differenza fra l'impostazione laica del pensiero greco e quella più religiosa della cultura ebraica non consentì dei veri e propri scambi musicali.
Dopo la caduta dello stato ebraico, avvenuta durante il VI secolo a.c. la tradizione musicale si fece più frammentata e disomogenea. Ciò che pero' interessa è che una parte di quella tradizione confluirà nell'esperienza musicale dei primi cristiani. Il processo avvenne anche grazie alla Bibbia, che trasmise il grande repertorio di canti, sotto forma di salmi, inni e quant'altro, corpo centrale della liturgia cristiana.
Curiosamente fu proprio il periodo successivo all'esilio ad essere fra i più fecondi musicalmente, anche grazie alla costituzione di vere e proprie corporazioni di musicisti. Molte delle liriche che vanno a costituire il Salterio Biblico furono composte dopo l'epoca della cattività.
L'esistenza di corporazioni di musicisti fa pensare all'esistenza di una espressione profana della musica ebraica, ma purtroppo le fonti che confermerebbero questa ipotesi sono limitate. Ancora una volta è la Bibbia che ci racconta di canti di lavoro. Inoltre c'è il famosissimo "Cantico dei Cantici" (III secolo a.c.) che in buona sostanza si può considerare una raccolta di canti d'amore. L'esegesi cattolica ne ha giustificato la presenza nella Bibbia interpretando il Cantico come allegoria - l'amore umano come figura dell'amore di Dio con il popolo eletto (E. Tintori) - ma la passionalità che pervade tutto il Cantico dei Cantici sfugge a qualsiasi capziosa interpretazione.
Il periodo ellenistico ed il Nuovo Testamento raccontano di una esperienza posteriore che rappresenta però l'anello di congiunzione di cui parlerò nel prossimo articolo.