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Storia della musica in post: 12 - Canto cristiano e liturgia

La dissoluzione dell'Impero romano d'occidente trascinò con sé anche le forme musicali che della Roma antica erano tipiche. Un po' perché era divenuta musica giocherellona, un po' perché legata a culti per divinità via via in decadenza, fatto sta' che la musica del nascente mondo cristiano poco ebbe a che spartire con ciò che si suonava e cantava a Roma. Del resto l'ho già detto negli articoli precedenti: le radici del culto cristiano stanno al di là del mediterraneo, e la musica dei primi cristiani ne condivide le origini.

La faccenda si fa chiara dopo l'Editto di Milano del 313. Da lì il culto cristiano potè uscire dalla clandestinità diventando, poco a poco, il centro di tutta la cultura europea. Si cominciarono a costruire basiliche a Roma ed in tutto l'Impero. Si affermò una sorta di cerimoniale che si confaceva ai gusti ed agli stilemi imperiali. Le cose avvennero gradatamente, con alcune differenze fra le diverse regioni. Si svilupparono liturgie proprie che si declinarono con diverse peculiarità da zona a zona ed anche la musica si adattò a queste diverse tipicità.

Alcune zone divennero dei veri punti di riferimento ed è per questo motivo che, trattando del canto dei primi cristiani, si usa suddividere la materia in sezioni: il canto Ambrosiano, legato alla cattedrale milanese retta da sant'Ambrogio; il canto Gallicano tipico della Gallia; il canto Mozarabico proprio della penisola iberica.
Non mi addentrerò all'interno di ciascuna tipicità giacché poi, in definitiva, le differenze c'erano senz'altro, ma poi non così radicali.

Attorno al sesto, settimo secolo il canto Gregoriano riuscirà ad unificare i diversi stili di canto e ciò che restituirà sarà un quadro di insieme di tutte le esperienze musicali che si generarono in ambito cristiano dalle origini.

Un secondo motivo per cui sarebbe comunque difficile affrontare con precisione un'analisi dei diversi canti cristiani pre-gregoriani è che, come il solito, non abbiamo un gran che di documenti che ci offrano esempio di quei canti. I primi esempi di documenti musicali affidabili ci provengono dal nono secolo, periodo in cui il canto cristiano aveva già raggiunto una certa omogeneità.

Per quanto riguarda i testi dei canti, questi venivano invece trascritti sin dal quarto secolo, ed è attraverso di essi che possiamo ricostruire alcune componenti liturgiche che poi saranno fondamento per tutta la musica cristiana fino ai nostri giorni.
Il dettare delle precise regole liturgiche diventò un cruccio per molti vescovi e papi, tanto che si formulò il principio legem credendi lex statuat supplicandi che sanciva un vincolo stretto fra la preghiera e la fede.

Ciò permise un'organizzazione del repertorio dei canti molto precisa, stabilendo quali fossero adatti ad un momento di preghiera piuttosto che ad un altro. In più la traduzione della Bibbia in latino, la vulgata, consentì di utilizzare una lingua del popolo anche per i canti liturgici.

Poco alla volta si consolidarono alcune prassi liturgiche fondamentali come la Liturgia delle ore legata al monachesimo, oppure quella più diffusa della Messa la cui organizzazione rispecchia in gran parte la liturgia cristiana attuale.

C'erano parti della messa che erano comuni a tutte le messe, indipendentemente dalle occasioni; queste parti costituivano l'Ordinarium e comprendevano inizialmente il Kyrie eleison, il Gloria in excelsis, il Sanctus e l'Agnus Dei (il Credo venne introdotto più avanti).
Poi c'erano le parti variabili, utilizzabili secondo occasione, e queste andavano a costituire il Proprium Missae. In questa parte vi erano l'Offertorio, il Communio, il Graduale, l'Alleluia o Jubilus.

Questa struttura sarà basilare per la musica sacra scritta ed eseguita, dentro e fuori le chiese, fino ai nostri giorni.

Quando tutti i canti protocristiani convogliarono nel canto gregoriano furono organizzati secondo una struttura liturgica già solida seppur elastica.

E dal canto gregoriano riprenderemo il nostro cammino nel prossimo articolo.

Gremus

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