La nascita della polifonia
L'epoca carolingia, per la storia della musica, fu un fase storica davvero molto importante. Non solo si pervenne ad una forma di scrittura musicale; non solo tutto il repertorio liturgico fu riorganizzato e, come abbiamo visto nell'ultimo articolo, addirittura rinnovato. A cavallo fra il decimo e l'undicesimo secolo furono sperimentati consapevolmente due procedimenti musicali particolari: l'uno diede origine alla Polifonia; l'altro, il Dramma liturgico, al primo embrione di teatro musicale moderno.
La nascita della polifonia non avvenne da zero, e nemmeno è corretto dire che fosse sconosciuta ai musicisti precedenti l'epoca carolingia. E' assai probabile che persino i canti Egizi o Babilonesi presentassero momenti qui e là polifonici. In fin dei conti la polifonia più elementare si viene a creare quando due voci diverse, un uomo e una donna ad esempio, cantano una stessa melodia. L'effetto che risulta è quello di una sovrapposizione di voci simili ma con caratteri differenti.
Detto questo perché allora si dice che la Polifonia diventa un fatto sostanziale solo a partire dall'epoca carolingia? Per due motivi: primo perché in questo periodo la polifonia la si scrive su carta, ponendo una voce sopra l'altra; secondo, strettamente legato al primo, perché se si scrive un brano polifonico significa che si sceglie consapevolmente di sperimentare una sovrapposizione di voci particolari, magari scrivendo pure qualche variante ad una delle due voci.
Si pensa che inizialmente fu proprio il desiderio di variare ciò che spinse i compositori a sperimentare qualche soluzione polifonica. Si prendeva un brano musicale liturgico (la vox principalis) e gli si sovrapponeva una seconda voce (vox organalis) che seguiva la melodia nota per nota, o meglio, nota contro nota (da qui il termine contrappunto), eseguendo tutta la melodia ad una certa distanza musicale dalla prima voce, un po' come accade quando si vuole fare la seconda voce ad una canzone di montagna.
Per noi oggi questa pratica è cosa semplice, ma per orecchie abituate a monodie senza accompagnamento la cosa doveva senz'altro risultare come rivoluzionaria.
Alcuni importantissimi documenti riportano ampie raccolte di polifonie che, più correttamente, sono definite Organa (singolare Organum). Il "Tropario di Winchester", ad esempio, oppure il "Micrologus" di Guido d'Arezzo.
Di un periodo un poco posteriore (XII secolo) sono i Codici di San Marziale di Limoges e quello di Santiago di Compostella. Contemporaneamente a Parigi si sviluppava la celeberrima Scuola di Notre-Dame, nella quale operarono due maestri straordinari: Magister Leoninus e Magister Perotinus.
Ma ciò che risulta altrettanto interessante è la copiosa quantità di trattati musicali che cercavano di organizzare, codificare e teorizzare i nuovi procedimenti musicali. Se la musica fino ad ora era stata per millenni un'arte finalizzata al culto, oppure ludica, oppure asservita a ragionamenti filosofici od acustici, come avveniva nell'antica Grecia, ora la musica conquistava un'attenzione tecnica tutta per se', cominciava a disporre di una trattatistica e di una metodologia che insegnava e ragionava sul "come" scrivere e fare musica.
La musica scorreva dal ruolo eminentemente utilitaristico (religioso) assurgendo ad una dimensione artistica: da lì in poi si scrive musica per esprimere una propria idea di musica, sperimentando ed evolvendo.
Se si torna indietro ad "Hoss", cioè a quell'uomo di quarantamila anni fa, che si costruì un flauto d'osso per comunicare con la natura, è sorprendente osservare quanto poco la musica si evolse dalle epoche primitive al 1000 carolingio, e invece quale incredibile evoluzione ci fu in soli mille anni dal 1000 ad oggi.
Ciò che fece la differenza fu probabilmente l'invenzione della scrittura musicale. Solo grazie ad essa si poté dar vita ad un vero processo evolutivo, costruito tassello dopo tassello fino ai giorni nostri.
Un'altra forma musicale che trovò origine a cavallo fra i due ultimi millenni passati fu il Dramma Liturgico.