L’ultima creazione operistica di Verdi è Falstaff, il mondo comico di Falstaff, la sua tenera poesia.
Falstaff è un capolavoro per il quale non possono esistere le mezze misure: o se ne parla a fondo, sviscerandone le componenti, o se ne accenna brevemente, consegnando all’ascolto od alla visione il compito di snocciolarne le qualità.
Ho scelto di dedicare un articolo a parte per questo capolavoro.
Qui invece voglio parlare di questo ultimo tratto di vita verdiano. Falstaff è un capolavoro immenso, grande quanto Otello, Don Carlo, Aida, La Traviata e Rigoletto.
Falstaff è una creazione incredibile, che non conclude un ciclo, una vita, ma ne apre un’altra o addirittura molte altre. Tanti sono i compositori che da quella meteora chiamata Falstaff hanno tratto spunti, idee, suggerimenti.
Falstaff è un epitaffio alla vita artistica di Verdi.
Tradotto in parole potrebbe così suonare: “Sono stato ciò che voi avete voluto che fossi; sono stato ciò che era opportuno che fossi; ma sarei potuto essere anche come i miei critici mi avrebbero voluto!”
Meritano un cenno le ultime parole messe in musica da Verdi, gli ultimi versi dell’ultima opera lirica.
Prima mi sia permesso però di tirare una conclusione su quanto fin qui raccontato in questa collezione di articoli dedicata a Giuseppe Verdi.
Per qualunque studioso l’approccio a Verdi riserva sempre qualche sorpresa: ad esempio la figura asciutta del compositore, il suo carattere non certo simpatico, il suo pessimismo congenito e un poco lagnoso.
Poi giunge il momento del lavoro sulla musica, sulle partiture, sul prodotto artistico. E allora ci si rende conto che tutte le vicende dell’artista, le passioni, gli studi, le mogli, le lotte risorgimentali, il successo, i soldi, le critiche, gli studiosi che sono venuti dopo, la musicologia ufficiale, gli appassionati, i verdiani, i wagneriani, insomma: tutto ciò che era ed è il suo mondo costituisce il macrocosmo dove l’artista ha vissuto.
Mentre le opere, la sua musica, gli spartiti, i libretti, le note di scena, il suo teatro: quello è il microcosmo verdiano, lì è l’essenza di Verdi e quello è tutto notevole.
Anche le pagine deboli, che pur ci sono, sono deboli perché prodotto umano, di un uomo terreno, obbligato a confrontarsi umanamente con il macrocosmo, con la realtà che lo circondava.
La considerazione estrema è che la verità su Verdi sta nel microcosmo delle sue opere in combinazione col macrocosmo nel quale l’artista era calato.
Il tutto a costituire il mondo, il mondo verdiano. E sapete com’è il mondo: è come ognuno di noi se lo vuole prendere.
Volete a questo punto conoscere le ultime parole che Verdi ha messo in musica dopo ottanta anni di vita musicale?
Sono poste negli ultimi tre minuti di Falstaff:
Tutto nel mondo è burla
L’uom è nato burlone
La fede in cor gli ciurla,
Gli ciurla la ragione.
Tutti gabbàti! Irride
L’un l’altro ogni mortal,
Ma ride ben chi ride
La risata final.