Perché alla Base di Aida c’è essenzialmente questo! (vedi precedente)
Radames ama Aida ma lui stesso è amato sia da Aida che da Amneris.
Sullo sfondo c’è il conflitto fra egiziani ed etiopi.
Ma il primo piano è affidato all’intreccio amoroso, frammisto a gelosie, ad amor di padre e ad amor di patria; piani opposti rispetto a Nabucco insomma.
A differenza del Don Carlo qui la trama è semplicissima, alla luce del sole. Parrebbe che Verdi con Aida faccia un passo indietro.
In realtà le cose stanno diversamente.
Aida è perfettamente compatibile con il modo di procedere verdiano. Così come La Traviata concludeva un percorso rivolto ad una migliore unione fra dramma e musica e ad una maggior caratterizzazione psicologica dei personaggi, Aida si pone al termine di un altro percorso, un percorso doppio che ha visto Verdi da una parte perseguire l’obbiettivo già descritto del portare le vicende ad una dimensione più realistica e meno manichea, e dall’altra parte confrontarsi direttamente con il panorama internazionale e soprattutto con l’opera francese.
Percorso iniziato con I Vespri Siciliani, con Simon Boccanegra, anche se non scritta per la Francia; con Un Ballo in Maschera, anche questo scritto per l’Italia ma nella quale si respira un po’ l’aria danzante dell’Opéra parigina; con la La Forza del destino scritta per San Pietroburgo; col Don Carlo scritto ancora per Parigi; ed infine con Aida, espressamente richiesta in forma di opera francese, benché in italiano.
Aida è un’opera perfetta dove non c’è una nota, una scena od un balletto fuori posto. E’ una pietra miliare di tutto il percorso verdiano.
E’ una prova inconfutabile del portentoso senso teatrale che ormai Verdi aveva imposto alle sue opere, sfruttando ora tutta l’esperienza acquisita a Parigi, dove la “mise en scene”, la teatralità era una componente di grande rilevanza.
Il teatro, il colpo di scena. Aida ne è colma, intrisa in ogni istante, anche in quegli squarci tacciati di “sovrabbondanza scenica” come, ad esempio, nel secondo atto, dopo la famosissima marcia trionfale. (Aida. Atto II, scena seconda, IL RE “Salvator della patria”)
La grandiosità di questa musica potrebbe lasciar supporre, a chi non consideri l’essenza teatrale di tutto questo squarcio, che si tratti di sfarzosità decadente e nel complesso barocca.
Invece la grandezza di Verdi sta nell’abilità del far vivere, in questa fastosa situazione, vicende teatralmente cruciali sviluppate con grande pathos.
Radames ha più volte sconfitto gli Etiopi. Di ritorno dalla guerra è salutato come il salvator della patria.
Aida, bella ragazza etiope figlia del re Amonasro, è ridotta già da tempo in schiavitù dagli egizi.
Radames durante l’ultima guerra ha tratto altri prigionieri etiopi. Fra questi vi è proprio il Re Amonasro il quale rivela di essere il padre di Aida.
In questo squarcio la musica si fa polifonia teatrale; le diverse psicologie, le diverse posizioni vengono rappresentate nel costrutto musicale ricreando un intreccio emotivo perfettamente rispondente alla situazione drammatica
Più avanti, quando Amonasro riuscirà con uno stratagemma a raggiungere Aida e a parlargli, salirà ancora una volta la temperatura teatrale. (Aida. Atto III, scena prima. AIDA “ Cielo! mio padre!”)
Amonasro convince Aida ad utilizzare l’ascendente amoroso che la lega a Radames per farsi svelare quali siano le successive mosse dell’esercito egizio.
Chiede molto ad Aida ma ancora una volta risorge la ragion di Stato in opposizione alle ragioni di cuore. E’ un tema carissimo a Verdi ma che in Aida troverà una soluzione finale, una soluzione, diciamo così, sacrificale.
Radames, per ragioni d’amore, cederà alle richieste di Aida tuttavia pagherà con la condanna estrema il tradimento alla patria.(Aida. Atto III, scena prima. AIDA “Ma, dimmi:”)
Qual’è allora la soluzione finale dell’eterno dilemma fra ragion di Stato e ragion di cuore?
E’ il sacrificio, come quello di Violetta come quello di Isotta.
Radames sceglie, rinunciando al pentimento, di essere condannato a morte, unica via per conciliare un amore impossibile con la quiete di Stato. Si fa seppellire vivo in una caverna. Ma non appena il masso che chiude il sepolcro viene posto, da un angolo compare Aida per morire insieme a Radames.
Un amore impossibile nella vita terrena diventa possibile nella morte.
E’ questo un tema centrale del romanticismo europeo e wagneriano, tema che anche Verdi aveva ormai assimilato e che adottò, a suo modo, in questa che, sotto un certo punto di vista, è considerata l’ultima opera di Verdi compositore in carriera.
Certo, mancano ancora all’appello due monumenti musicali quali l’Otello e Falstaff, oltre che La Messa da Requiem.
Ma è come se Verdi avesse voluto, con Otello e Falstaff, tirare due “zampate” a tutti quelli che lo tacciavano di non contemporaneità.
Aida è probabilmente l’ultima opera stilisticamente verdiana mentre Otello e Falstaff sono opere di un genio unico, extra terrestre oseremmo dire. Sono opera di un compositore che a quasi ottanta anni dimostra al mondo di aver voluto scriversi la propria storia di musicista in maniera precisa e coerente ma che avrebbe potuto, se solo avesse voluto, emulare Wagner o addirittura anticipare Richard Strauss.