Io so perchè ai bambini piace la musica. Non lo so perché ho letto tanti libri o perché ho parlato con tanti bambini. Lo so perché un tempo sono stato bambino anch’io. Quando avevo sei anni scoprii, nella libreria dei miei genitori, dei grandi e sottili dischi neri. Stavano dentro rigide buste di cartone. Chiesi a mio padre: -a cosa servono quei cosi neri?. -servono a fare musica.
-Vuoi dire che da quei pezzi di plastica rotonda esce della musica? -In un certo senso sì, disse, e subito tirò fuori dal grande armadio un valigione. Lo appoggiò sul tavolo, lo aprì e dentro c’era tutto un marchingenio meccanico che non avevo mai visto. Prese uno dei dischi neri e l’appoggiò al centro dell’apparato. Girò una leva e il disco cominciò a girare. Poi spostò un’asta e… magia! Avevo sei anni perciò non era la prima volta che sentivo musica! Ma era la prima volta che mi trovavo di fronte ad un’apparato che serviva appositamente per far musica. Erano suoni di trombe, forti, possenti. Ancora oggi, anni dopo, ho un ricordo vivo ed emozionante di quella scoperta. Nei giorni che passarono tormentai mio padre decine di volte: volevo riascoltare quella musica, ma poi anche altre.
L’Italiana in Algeri di Rossini, un Concerto per pianoforte di Chopin, la sesta sinfonia di Beethoven, una raccolta di brani di Suppè. C’era anche un disco che cominciò ad incuriosirmi con insistenza, soprattutto per due ragioni: l’una era che aveva una copertina mozzafiato dove vi era ritratta in tutta la sua possanza una vetta alpina illuminata dalle saette di una tempesta. L’altra ragione era che mio padre insisteva nello sconsigliarmi l’ascolto di quel disco: diceva che era musica troppo difficile per un bambino. La mia curiosità si trasformò in vera e propria necessità: dovevo ascoltare quel disco. Dai e dai riuscì ad essere esaudito.
Richard Wagner: Olandese volante, ouverture, seguito dalla “Cavalcata delle walkirie” dall’opera Walkiria. Tannhauser, Ouverture, nell’edizione col baccanale. La mia passione per la musica di Wagner nacque lì. Quando mio figlio aveva poco più di 2 anni accadde una mattina che io dovessi assolutamente scrivere un capitolo di un mio libro e lui (mio figlio) dovesse assolutamente godersi le mie coccole. Ambedue le esigenze erano legittime ma inconciliabili; o io non scrivevo o lui doveva rinunciare alle coccole. Decisi allora di fare un esperimento. Presi un Cd a caso, attaccai delle comode cuffie all’impianto, accomodai Filippo sul divano, gli misi le cuffie in testa e accesi l’impianto. Era la quarta sinfonia di Mahler. Secondo le mie previsioni quell’ascolto sarebbe dovuto durare il tempo medio di una ninna-nanna: cinque, dieci minuti al massimo. Mi misi a scrivere e dopo dieci minuti andai a controllare: Filippo era sveglissimo, con gli occhi sbarrati, fissando il soffitto. Mi spaventai. Forse il volume era troppo alto e lo stavo rintronando! Controllai: il volume era perfetto. Ma Filippo lanciò un urlo incavolato: gli avevo tolto le cuffie. Me le strappò di mano e fece per rimettersele furiosamente. Ricominciò il suo ascolto.
Tornai dopo altri dieci minuti e dopo altri dieci ancora. La sua attenzione era straordinaria. Mi accorsi del termine della sinfonia da un altro urlo. Voleva ascoltare ancora, ancora. Va bene, lo accontentai. Il disco ripartì. Questa volta, a dire il vero Filippo si addormentò ma a soli cinque minuti dalla fine. Da quel giorno Filippo, appena scaricata tutta l’energia che è la vera sostanza dei bambini, correndo, giocando e saltando, chiede (ora anche dopo i compiti) di poter ascoltare nuova musica. Dall’opera alla musica da camera senza disdegnare Sting, Vasco ed anche Jovanotti .
Mio figlio Filippo è figlio di musicisti, ma io non lo ero. E nemmeno tantissimi bambini che ho visto appassionarsi alla musica, talvolta malgrado lo sfottò dei genitori. Questi sono comunque i motivi per i quali io so che ai bambini piace la musica.