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Soprani e tenori

L’opera lirica non ha necessità d’ammodernarsi; i cantanti lirici sì! Spiego meglio: il melodramma è figlio del suo tempo, di quel periodo dove costituiva lo spettacolo multimediale più completo e raffinato che vi fosse. Dalla metà del ‘600 ai primi decenni del ‘900 era l’occasione migliore per andare a teatro e ritrovarsi in società. Non c’era ne’ cinema ne’ televisione ed il teatro soffriva spesso dello strapotere dell’opera. Oggi ascoltare un’opera lirica significa rivivere un periodo storico, così come accade quando leggiamo Manzoni o osserviamo un dipinto di Leonardo. Ma le star della lirica assumono spesso posture ed atteggiamenti strambi che nulla hanno a che vedere nemmeno con il periodo storico che si ritrovano ad interpretare: vige lo stereotipo delle cantanti maggiorate, bruttine, incapaci di recitare perché quel che conta è l’acuto, antipatiche e con quella risata ad 80 decibel che è messa lì apposta per far sentire a tutti che sono “cantanti”.
Basta! Vogliamo cantanti bravi ma anche belle, capaci di stare in scena, seducenti e simpatiche. Lo dico io? No: finalmente sono i teatri a richiederlo.

Da anni ci si è abituati all’idea che l’opera lirica sia in crisi perché incapace di attrarre giovani, e allora la si è è portata in tv, nei parchi, fra i bambini e nelle fabbriche, il tutto senza grandi risultati. Sicuramente si sono fatti errori grossolani, come quello di foderarsi il sottonaso di “puzzetta” e far fuori (solo in Italia) tutte le edizioni in italiano delle grandi opere straniere. L’opera popolare, quella che nei paesi in lingua tedesca si chiama tutt’ora“Volksoper” , in Italia è stata realtà fino ai primi decenni del ‘900 (Toscanini eseguiva tutto Wagner in Italiano), per poi essere scaricata totalmente dai virtuosi dell’edizione “rigorosa”. Come si può andare ad assistere al Tristano senza capirci una parola??
Si vabbè…anticipo l’obiezione: anche nel rock spesso non si capiscono le parole. Ma l’opera è un “melodramma” cioè un dramma, una storia con musica. La storia nell’opera non è opzionale: non comprenderla nelle sottigliezze è come andare al cinema con i tappi nelle orecchie. Se non vuoi sentire la trama che ci vai affare?

Proprio perché in sostanza l’opera è teatro musicale, il ruolo del cantante è di assoluto protagonismo. Nella mia carriera di direttore d’orchestra (carriera si fa per dire…) ho sempre avuto grande rispetto per i cantanti, perché il loro lavoro è molto difficile. Presentarsi davanti al pubblico, con ore di musica da ricordare a memoria, movimenti scenici e molto altro, non è per nulla semplice. Perciò rispetto molto il loro lavoro; ma per il modo con cui loro stessi fanno quel lavoro e per la loro caratura personale il rispetto più di una volta non se lo meritano affatto. Ho sempre accettato le debolezze di tenori e soprani perché ero conscio che un po’ di follia fosse necessaria per fare quel difficile lavoro. Ora mi rendo conto che si può fare quel lavoro anche senza follia rispettando, da parte dei cantanti, colleghi e maestranze e soprattutto lasciando a casa le loro manie,vizi e vizietti, posture incartapecorite e atteggiamenti di un mondo anni ’60 che no va più. Prima di tutto non va per il bene della lirica stessa!

Se un cantante non riesce a cantare se non col sedere all’infuori, petto all’infuori pure quello, braccia costantemente protese in avanti, gambe piantate come se dovesse sollevare una cassa d’angurie e una boccaccia incredibile tutte le sante volte che si avvicina alla zona acuta, be’….forse non è il suo mestiere.
Anche recitare davanti ad una macchina da presa non è per nulla semplice, soprattutto se vuoi essere un “maestro”. Gli attori si sottopongono a studi posturali, ad autooservazioni, a trattamenti per mantenersi belli ed in forma, ad ore di esercizio fisico proprio per poter essere credibili nel loro lavoro al di là di ciò che recitano. I cantanti lirici si preoccupano solo della loro voce e di poco altro. Non si tengono fisicamente, hanno spesso fisici da transatlantici, le donne con ruoli spiccati sono seducenti come paracarri mentre gli uomini valorosi hanno panzoni da buoi all’ingrasso.

Mi si potrebbe dire che l’attore non deve cantare ma solo recitare, e che lo sforzo tecnico del cantare richiede posture particolari. Tuttavia la risposta, ripeto, non è necessario che sia io a darla: nei teatri spopolano finalmente soprani di bellissima presenza e tenori alla stessa stregua. Artisti che recitano meravigliosamente e che fuori dalla scena ridono con riserbo senza eccitare le loro preziose corde vocali. Ho comprato un’edizione del Ring wagneriano prodotto dall’opera di Stoccarda. Non parlo perciò di un’operina sempliciotta: è la tetralogia intera. Tutti gi interpreti sono attori veri, cantanti strepitosi, voci straordinarie: le walkirie, Brunilde e le altre interpreti femminili sembrano top-model. Finalmente ho visto le tre ondine sedurre per davvero Alberich, con le parole con il canto e mettendo in scena la seduzione: wor-ton-drama! Anche i cantanti maschi fanno la loro bella figura.

I teatri lirici di tutto il mondo stanno sempre più scritturando interpreti di questo tipo, che se la tirino un po’ meno e che sappiano fare il loro lavoro con più modernità e completezza.

Così i giovani quando andranno all’opera non usciranno scimmiottando i cantanti con vocioni e tettone, ma si ricorderanno dello spettacolo, della musica e forse anche della soprano straf..a; e poi eviteranno di chiedersi, ad esempio: ma come fa un gruppo di Bohemienne, senza soldi e nulla da mangiare, a pesare tutti insieme come un branco di elefanti???

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.