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Il buon insegnante di musica

Si può imparare a suonare uno strumento o a cantare da autodidatti, ma è innegabile che un buon insegnante di musica, anche solo per le fasi iniziali, può essere molto utile. Però non tutti i maestri sono davvero capaci di trasmettere la giusta passione, l'entusiasmo e anche le giuste indicazioni che necessita l'allievo.

Il rapporto allievo/insegnante è sempre un rapporto unico perché costituito dalla combinazione unica di due personalità diverse, con diverse aspettative. Questo vale per qualunque tipo di insegnamento, ma nella musica, dove l'insegnare è quasi sempre in forma individuale, la componente umana ha importanza cruciale. Io sono stato allievo, poi maestro, poi direttore di una piccola scuola, e poi presiedo questo piccolo osservatorio dal nome Gremus. Ricevo decine di messaggi in cui mi si chiede come rapportarsi con il maestro, se cambiarlo o no, se il metodo utilizzato è quello giusto o meno. In questo articolo proverò a dare qualche indicazione generale, frutto dell'esperienza acquisita.

Il buon insegnante di musica

Innanzi tutto un buon insegnante lo è come persona, ovvero non esiste un'istituzione che garantisca a priori che presso di essa vi sia un buon insegnante. Voglio dire che in un conservatorio si può trovare un maestro appassionato, entusiasta, rispettoso e professionale ma si può trovare anche l'esatto contrario, cioè un pessimo maestro che sta lì solo perché ha un buon stipendio assicurato. Anche in una piccola scuola di paese è possibile trovare un ottimo maestro, ma anche lì si può trovare il pessimo, anzi il dilettante, che per quadrare il bilancio famigliare, o per puro divertimento personale, insegna le cose che a stento conosce.
Entusiamo, passione, rispetto e professionalità. Ecco le principali caratteristiche di un buon maestro. Ognuno poi può avere ciascuna di queste qualità in misura diversa.

La professionalità del buon insegnate di musica

Cominciamo dalla professionalità. Insegnare non è un esercizio di sapienza e nemmeno un piccolo palcoscenico in cui sfoggiare la propria vanità o, peggio ancora, il proprio potere. Insegnare è trasmettere una tecnica, una sapienza, un metodo ad un allievo. La trasmissione deve avvenire fra due persone che hanno intesa fra di loro, perché un allievo non è un registratore in cui ciò che si incide rimane segnato esattamente come viene emesso. Insegnare presuppone il saper comunicare e le tecniche di insegnamento, a livello generale, non sono così diverse da quelle che utilizzano i venditori per convincere i loro clienti. Un buon insegnante dovrebbe cogliere nell'allievo atteggiamenti di chiusura, di sospetto, di disattenzione, di disagio, e in questi casi dovrebbe prima di tutto adattare il proprio approccio comunicazionale per mettere a proprio agio l'allievo.

Mi è capitato di vedere allievi letteralmente terrorizzati davanti al loro insegnante. L'insegnante generalmente arrivava alla conclusione che fosse l'allievo ad avere un problema. In realtà il problema era quasi sempre tutto dell'insegnante che non sapeva mettere a proprio agio l'allievo. Nella mia esperienza di allievo ho avuto un insegnante che era spesso insensibile agli stati d'animo di noi allievi. Non è un caso che la quasi totalità degli allievi che sono passati da quell'insegnante abbia poi dovuto recuperare fiducia e sicurezza per proprio conto con altri insegnanti.

Un altro elemento che contraddistingue il buon insegnante di musica professionista è la sua propensione ad accettare di essere totalmente al servizio dell'allievo invece di essere un fornitore di moduli preconfezionati, identici per tutti e spersonalizzati. Se ad esempio un insegnante di canto moderno pretendesse di insegnare con la stessa identica prassi metodologica sia ad una ragazza che ambisce ad arrivare al successo, sia ad una signora che dichiara di voler imparare a cantare quel tanto che serve per divertirsi, quell'insegnante risulterebbe poco professionale perché non sarebbe mai abbastanza elastico per adattare una prassi all'individualità dell'allievo.
E poi ci sono gli insegnanti poco professionali perché furbi. Un insegnante che vi fa stare sei mesi su di un pezzettino o non ha capito niente di come si insegna a dominare uno strumento musicale oppure non ha semplicemente voglia di fare un po' più fatica. E' naturale che agli inizi un brano non venga alla perfezione. L'insegnante impegnato saprà capire qual è il massimo che l'allievo può raggiungere in quella circostanza, e appena raggiunto farà passare oltre. Ci vuole costanza ed impegno da parte dell'insegnante per far progredire il proprio allievo. Se l'allievo si annoia è quasi sempre responsabilità dell'insegnante.

Il rispetto dell'allievo è legato al saper considerare il suo sforzo ed il suo sacrificio di tempo ed energie come un bene prezioso, che l'allievo stesso potrebbe utilizzare per fare altro. Se poi è un bambino od un ragazzo, quel tempo è molto importante perché va a formare quel bagaglio di attività che il giovane dedica alla formazione, all'educazione, alla preparazione alla vita. Un insegnante rispettoso non dovrebbe mai perdere di vista quanti elementi educativi possono passare dal suo frequentare individualmente un allievo anche solo settimanalmente. L'insegnante diventa un po' modello, un po' riferimento. Oppure, se va male, può divenire veicolo di ansia e di disagio. Il giusto insegnante è quello che si fa ricordare nel tempo con serenità e riconoscenza.

Passione ed entusiasmo per insegnare musica

Poi ci sono la passione e l'entusiasmo. E qui il discorso si fa davvero complicato, perché la passione e l'entusiasmo dipendono da molti fattori, non ultimi quelli che afferiscono il contesto di lavoro nel quale l'insegnante è collocato. Ho conosciuto insegnanti professionali, rispettosi, appassionati pure, ma non entusiasti perché malpagati, costretti a fare mille altri lavori per campare. Un insegnante di conservatorio non dovrebbe avere questi problemi, anche se poi vi sono quelli che si lamenterebbero anche di essere pagati per lavorare due ore la settimana!

Un insegnante di scuola privata o civica invece deve davvero essere appassionato per sostenere il proprio entusiasmo, benché tiri a casa 400 o 500 euro al mese per 8 mesi l'anno. Con due scuole (4 o cinque giorni settimanali) si arriva a malapena ad una media annua di 1000 euro al mese. Eppure, per il fatto che nelle scuole private o civiche oggi si riversano quasi tutti i giovani insegnanti, credo sostanzialmente che i docenti più attenti, più appassionati ed entusiasti stia proprio in queste scuole. La professionalità? I migliori l'hanno nel sangue, anche tra i giovani.

Il buon insegnante di musica insomma è una persona che nella sua complessità riesce a trasmettere all'allievo passione, entusiasmo e appagamento per ciò che si fa. Il mio consiglio è sempre di parlare con il proprio insegnante ed esporre con serenità dubbi o perplessità; se l'allievo è un bambino, e si ha il sospetto che qualcosa non vada alla perfezione, è il genitore che deve porsi come tramite con l'insegnante. Il maestro, se è serio, saprà chiarire quale sia il suo metodo e, se necessario, adattarlo all'allievo.

Tutto ciò in termini generali. Naturalmente ci sono casi particolari. E si sa: fra gli artisti i "casi particolari" non sono così rari…..

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.