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We Marketing

La scienza del marketing doveva essere un riferimento preciso, un metodo scientifico per arrivare a porsi sul mercato con chiarezza di obiettivi ed efficaci strategie. Ma al fianco del Kotler nelle librerie è poi apparso Bauman, che con molta meno scienza ci ha spiegato che i mercati si stavano liquefando, sfuggendo ad ogni regola, invertendo ruoli e mischiando strategie. Ci sono in libreria (fisica o digitale) trattati di marketing che ancora sottostimano il peso di internet!  Ma internet c’è, e sta riscrivendo tutte le teorie di marketing, che forse fra un po’ non si chiamerà neanche più marketing. Già perché nel concetto di marketing era implicito il pensare il mercato come qualcosa da conoscere, da interpretare, da usare e forse anche da dominare. Oggi invece il mercato siamo tutti NOI, il marketing lo facciamo quotidianamente usando i social, comprando su Amazon o zappingando tra Netflix e Youtube. Oggi siamo entrati totalmente nell’era della WebEconomy, l’economia condizionata in ogni momento da tutti noi: WE. Facebook è solo l’inizio di questa rivoluzione.

Con qualche esempio è tutto più chiaro. Supponiamo che vogliate dedicarvi al commercio di vini. Avete a dispozione più canali di vendita, e per ognuno di questi dovreste pensare ad una opportuna strategia commerciale. Il vostro modo di ragionare prenderebbe in esame il gusto del pubblico, ma allo scopo di intuirne i macro-comportamenti. A chi piace il vino bianco, a chi quello con maggior gradazione, a chi quello tanninico e a chi quello più dolce. Non potreste, con i metodi di segmentazione classici, arrivare ad una grandissima profondità nei gusti del pubblico. 

Poi dovreste monitorare attentamente tutti i canali di vendita, assumendo feedback dalla clientela, mediati dai gestori dei diversi front-end di vendita. Riuscire a conoscere il gradimento del cliente, oppure riuscire ad incuriosire il cliente stesso verso gli altri vini da voi commercializzati sarebbe davvero difficile: chi mai del pubblico generico parte da una bottiglia di vino per cercare informazioni sulla cantina di produzione o sull’azienda di distribuzione? 

Il marketing classico ci insegnava ad usare metodi di lettura del mercato piuttosto invasivi: indagini di mercato, interviste telefoniche, studi statistici più o meno attendibili. Il marketing classico, in effetti, studiava il mercato ma, possibilmente, cercando di influenzarlo, di indurre a desiderare un prodotto attraverso azioni di pubblicità mirate. Ma oggi le cose stanno cambiando, con ancora qualche inerzia ma la tendenza é chiara.

I Social Networks, che molti, anzi moltissimi, usano ancora con una scarsa consapevolezza del potenziale che rappresentano, sono uno strumento di lettura del mercato che giorno dopo giorno sta rivoluzionando lo stesso concetto di marketing.

Torniamo alla nostra attività di commercio di vini. Cosa fareste se aveste 1000 persone davanti nel momento in cui dovete stappare una bottiglia di vino a scelta? Probabilmente chiedereste a gran voce: Bianco o Rosso?? Per alzata di mano avreste facilmente una risposta veloce. 
Questo lo si può fare anche con Facebook. Ovviamente bisogna avere una certa platea di followers ai quali le domande si possono fare, più o meno palesemente. 

Supponiamo che dobbiate scegliere una immagine che rappresenti la vostra azienda. Non serve che dichiariate che un particolare disegno è in effetti il vostro progetto di immagine. Basta che mettiate qualcosa di simile come immagine nel vostro profilo. Un bel po’ di amici vi diranno cosa ne pensano. Da quelle pagine potrete divulgare pillole di cultura enologica, annunciare nuovi prodotti, organizzare serate di degustazione e via dicendo. Ma questo è solo l’inizio.

Supponiamo che voi entriate in un negozio di vini. Volete scegliere un vino da prendervi per una serata in compagnia. Non volete fare brutta figura. Con lo smartphone potreste chiedere su alle vostre reti qualche consiglio: ma è un po’ come pescare una sardina in un oceano. Ci vuole qualcosa di più mirato, più selezionato. L’ideale sarebbe pescare fra chi in quel negozio c’è già stato, e che magari ha dato un’opinione proprio sui prodotti che lì si vendono. 

Oggi tuti gli smartphone sono dei geolocalizzatori potenziali, per cui far si che i commenti di tutti quelli che sono stati in quel negozio siano a vostra disposizione non è così difficile: basta tener traccia di dove sono stati tutti quelli che hanno espresso un commento in un dato momento. Se mentre siete in quel negozio voi volete esprimere al mondo: “ottimo assortimento di vini” chi entrerà dopo di voi leggerà questo commento.

Se avessi scritto questo articolo qualche anno fa' vi avrei raccontato di alcuni progetti costruiti proprio attorno alla possibilità di tracciare le nostre recensioni localizzandole. Ma oggi tutto avviene in modo trasparente e non é necessario entrare in Tripadvisor o in Foursquare per ottenere infomazioni geolocalizzate. Che ci piaccia o no, con la nostra stessa presenza inviamo alla rete un segnale; il segnale viene incrociato con i nostri acquisti tramite carta di credito; l'acquisto spesso viene incrociato con acquisti online o commenti sui social networks. Non c'é nemmeno la necessità di recensire direttamente il prodotto o il luogo.

Sento già la preoccupazione di molti di voi. Ma in realtà a nessuno (per ora, e lo spero anche in futuro) interessa conoscere il nostro nome-cognome. I Big data sono così preziosi perchè sono manipolabili in forma aggregata, numeri e dati anonimi che però indicano i Trends. Se volete conoscere quali sono i trends più in voga provate a dare un'occhiata alla pagina di Google Trends. I trends, ovvero le tendenze, sono costruite aggregando le quantità immense di dati che in ogni secondo tutti noi, con le ricerche su Google, sui Social, su Google Maps, portandoci lo smartphone in borsa, eseguiamo costantemente.

A proposito della localizzazione permettetemi una piccola nota tecnica. Qualche amico, super spaventato dal fatto che la localizzazione traccia costantemente i suoi movimenti, mi diceva qualche giorno fa che avrebbe buttato il suo smartphone per tornare al vecchio telefonino GSM. Ma la localizzazione é basata proprio sulla tecnologia GSM, e la prova sta dentro ai vecchi Tom Tom che avevamo in macchina fino a qualche anno fa. Il Tom Tom non era uno smartphone ma sapeva perfettamente dove si trovava la nostra auto. Per cui all'amico gli ho detto che l'unica soluzione é lasciare lo smarphone a casa.

 

Invece io propongo di UTILIZZARE queste opportunità che ci vengono offerte dalla rete. E' certo che i grandi colossi ci guadagnano molto, ma questo avviene anche perchè, come dice una pubblcità, vincono facile. La maggior parte di noi queste opportunità non le utilizza. Eppure gli strumenti per utilizzarle ci sono, spesso sono gratuiti, alla portata di tutti sebbene sia sempre più necessario avere un consulente che ci aiuti a leggere questi dati. Ma questo accadeva anche con il marketting tradizionale.

 

Stiamo parlando della “Realtà aumentata” che é già il nuovo tema centrale del WebEconomy! 

“I mercati sono conversazioni”, così come era già stato teorizzato nel lontano 1999 nelle 95 tesi del Cluetrain Manifesto.  

Ora cominciamo a sperimentarne la sostanza!

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.