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Il Futuro: l'immaginazione

Il futuro è immaginazione, e come tutto ciò che nasce e cresce singolarmente nei piccoli microcosmi che di fatto sono le nostre menti, il futuro è solo mio, o solo tuo, o solo di ciascun essere vivente capace di affacciarsi oltre la ringhiera del presente.

Non può esistere un futuro che nasca condiviso, se non ponendosi a cavallo di archetipi, credenze, convinzioni, le quali però a ben guardare offrono mete e obiettivi, che talvolta hanno lo scopo di condizionare l'immaginazione del futuro. Ma nulla, assolutamente nulla può garantire alcunché del futuro, nemmeno la previsione del più autorevole analista, nemmeno l'avviso dell'economista più schietto. Qualunque previsione io faccia sul semplice domani può essere smentita totalmente. Esempio: sono le otto di sera e sto scrivendo in treno mentre torno a casa (meraviglia dei pc portatili). Questa mattina mi sono alzato vedendo davanti a me una giornata di lavoro intenso ma monotona, senza emozioni. Invece sono successe un sacco di cose che non sto qui a raccontarvi. La mia previsione è stata sbagliata. Il futuro immaginato è stato diverso da quello concretizzatosi. Be' allora chiudiamo qui il discorso futuro, chiudiamo il pc e sonnecchiamo cullati dal treno? Invece no! Immaginare il futuro serve perché l'immaginazione vive nel futuro, ed il mondo così come lo vediamo è sempre una proiezione automatica su come esso si svilupperà da questo istante in poi. Se è vero che la mia previsione di futuro può essere assolutamente inattendibile, è altrettanto vero che molte previsioni di futuro possono indicare una tendenza, una dinamica che può effettivamente costituire un riferimento. L'importante è che questi prodotti dell'immaginazione siano condivisi, pubblicati, discussi.

Il lavoro, l'economia, le questioni etiche, l'inquinamento, la globalizzazione, le relazioni sociali, i problemi delle diverse generazioni, il disagio, e molto, molto altro ancora.
Non ho la competenza per parlare di tutto ciò, ma chi ce l'ha del resto! Chi può pensare di dominare uno scibile così ampio lanciandosi addirittura nella dimensione degli scenari futuribili? Nessuno, ma proprio per questo assume un valore importante il fatto che ciascuno dica la propria. Chi possiede una competenza senza conoscere il resto e vuole esprimersi solo su quel piccolo tassello di esperienza rischia di osservare il futuro unicamente da quel minuscolo forellino che rappresenta il suo sapere.

In un momento come questo non esiste un'area del vivere umano alla quale si pensi con pieno ottimismo. Un lungo periodo di disattenzioni, più o meno tralasciate consapevolmente, ha indotto disillusione e pessimismo in tutti, sull'intero pianeta. L'economia mostra la schiena incurvata dalle speculazioni tollerate e che ora galleggiano tutte a vista; le risorse cominciano a scarseggiare per l'intero pianeta mentre i divari fra le classi sociali, fra le generazioni, fra i diversi modi di intendere la vita si fanno sempre più profondi. Naturale perciò che ognuno nel suo piccolo settore di competenza tenda a vedere fosco, a prospettare un futuro di sacrifici e di malcontento.

Il problema, se riesco ad esprimerlo adeguatamente, sta proprio nello schema mentale che adotta il competente. Il suo schema è genitore della crisi, non figlio; è causa non effetto. Pensare che il futuro possa procedere dagli stessi schemi che hanno prodotto la crisi di ogni singolo settore è per lo meno curioso. Me l'ha fatto notare proprio questa mattina un amico al quale confidavo un mio piccolo problema e la soluzione che avevo pensato di adottare. L'amico mi ha chiesto: "quante volte nella tua vita hai affrontato questo ricorrente problema così?" io: "moltissime"; lui: "hai avuto la sensazione di risolvere qualche volta? Io: "in effetti no!". E lui: "allora forse il problema lo si può cominciare a risolvere cambiando il modulo mentale che ti fornisce la soluzione"!

E' stato una specie di fulmine: forse quella soluzione, e quella visione del futuro e quella prospettiva di intervento facevano tutte parte del problema: un pacchetto integrato che si alimentava da solo. Ci vuole un nuovo modulo, qualche cosa che sgorghi dalla "non conoscenza", dall'immaginazione più libera, dall'ingenua improvvisazione.

Le visioni immaginarie, quasi da sogno, sul futuro di ciascun essere vivente contengono il germe della soluzione nuova. L'incompetenza può divenire quella parete sulla quale si proietta il pensiero laterale, il guizzo inedito.

Ora il mio viaggio in treno sta per finire. Mi piace scrivere in treno. Mi piace il treno perché corre....verso il futuro!

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.